domenica 21 luglio 2013

[Reviù] Project X Zone


Publisher: Namco Bandai; Sviluppatori: Banpresto, Monolith Soft

E finalmente gli strambi crossover tattici giapponesi giunsero in Italia.
Project X Zone infatti si inserisce nella lunga fila di tattici “celebrativi” di ormai lunga tradizione in casa Capcom e Namco. Griglie quadrate, movimento rigorosamente a turni e unità basate sui personaggi più famosi delle software house nipponiche. A questo giro fa la sua comparsa anche il gioioso carrozzone Sega, con i personaggi di Valkyrie Chronicle e Ulala in testa. Insomma, tanti bei invitati, ma la festa merita?


Progetto che?
Procediamo con ordine. Come accennato, l'ossatura di base è quella dei classicissimi jrpg tattici a turni. Siamo più dalle parti di un Final Fantasy Tactics che di un Fire Emblem: insomma, le unità contano molto più del loro posizionamento. E come nel gioco Square, la priorità d'azione dipende dalle statistiche delle unità, con turni che vedono l'alternanza di azioni del giocatore e movimenti degli avversari.

Chi non picchia in compagnia non è figlio di Maria.
Le unità sono l'elemento più caratteristico del gioco: sono di fatto formate da una coppia di personaggi appartenenti ai videogame delle software house coinvolte nel titolo. Avremo la coppia formata da Ryu e Ken, quella composta da Chun – Li e Morrigan, quella in cui i membri sono Akira e Pai di Virtua Fighter e via dicendo. Ovviamente non ci sono solo “picchiadurai”: avremo anche Dante di Devil May Cry, Kite di ..hack// e moltissimi altri. Parte del fascino del titolo è proprio quello di scoprire, stage dopo stage, quale nuova coppia verrà aggiunta allo strambo party al nostro comando.

Allora scelgo Terry Bogard.. cavolo, ho sbagliato gioco.
A queste unità vanno poi aggiunte le “solo Unit”, che funzionano nello stesso identico modo in cui gli striker funzionavano in King Of Fighter '99. Le analogie con i picchiaduro infatti sono molte: una volta avviato lo scontro con l'avversario, la nostra Unità attaccherà rispondendo a specifici input del giocatore, che dovrà concatenarli proprio come si fa con gli attacchi di un picchiaduro. È possibile poi usare l'assist della Solo Unit richiamandolo con un pulsante, farsi aiutare da un'unità amica contigua (anche questa agisce sotto forma di assist) e addirittura sferrare una sorta di “finisher” una volta riempita l'apposita barra. Un sistema sulla carta complesso ma in realtà decisamente immediato, che non mancherà però di far storcere il naso a chi cerca un'esperienza più tattica.



Un tattico poco tattico.
E non è solo il peculiare combat system che rende tatticamente (quasi) nullo questo Project X Zone. Le strategie possibili sono davvero poche: si picchia come degli ossessi le unità più prossime fino a far fuori il “boss” dello stage, inanellando combo su combo. Tutto qui. La personalizzazione è minima: le coppie che compongono le Unità sono fisse (scordatevi di mettere insieme Ken e Jin di Tekken), è possibile solo variare la Solo Unit che le accompagnerà. Esiste un basilare sistema di equipaggiamento che non influisce per nulla sull'esito dei combattimenti, che restano estremamente facili per chi abbia un tempismo davvero minimo nel combattimento. Anche il sistema degli XP (i punti necessari a sfruttare le supermosse e le varie abilità dei personaggi), sulla carta dotato di un'inaspettata profondità, finisce per essere poco incisivo a causa di un livello di difficoltà infimo e dell'abbondanza di oggetti in grado di riempire la “barra delle special”.

Mamma, ho ancora fame.
Ci si diverte in Project X Zone, e anche molto. Ma nelle prime cinque, sei ore. Poi i diversi nodi vengono al pettine, il mordente continua a calare e si continua a giocare solo spinti dalla curiosità di vedere quale personaggio si aggiunge alla fiera. Non basta la fanservice (di buona qualità), l'utilissima Crosspedia o l'ammiccante scelta di usare le voci e le musiche originali dei diversi personaggi: il basso livello di difficoltà e l'estrema ripetitività ne fanno un gioco debole sul medio-lungo periodo, anche se giocato magari in sessioni brevi e saltuarie.
Per dirla in breve: Project X Zone è un piatto in cui il contorno è buono ma la portata principale è poco abbondante e anche poco saporita. Da prendere solo se si apprezza davvero molto la fan service e si ama tutto ciò che è “follia ad occhi a mandorla”.  

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