Diciamolo chiaramente: Justice League è
stata finora una delle testate più deludenti dei nuovi 52 della DC
Comics. Con quel team creativo, soprattutto con Johns ai testi, era
lecito aspettarsi di più: abbiamo invece avuto una serie blockbuster
che non è né carne né pesce, non riuscendo né a fornire un
intrattenimento leggero di qualità né qualche approfondimento dei
personaggi della nuova DC. Anzi, per via del suo strano collocamento
in questa nuova continuity, ha solo provocato probabili incongruenze
e ipotetiche schizofrenie dei personaggi tra una serie e l'altra.
Ecco che di nuovo Johns, questa volta
in compagnia di Finch, ci riprova con una nuova testate e una nuova
formazione: vediamo se ci riescono.
Ci sono i Bad Boys, ma non Sean Penn.
Martian Manhunter (quello nuovo,
subdolo e cinico, non il verde e pacioso alieno di sempre), Hawkman,
Katana, Simon Baz (la nuova Lanterna Verde nera), Catwoman, Freccia
Verde, Stargirl e Vibe sono i membri di questa
nuova formazione. Guidati dal colonnelo Trevor e sotto la
supervisione di alte autorità del governo degli USA, la squadra è
nata con il compito di essere la Lega sotto ordine diretto delle
Stelle e Strisce, con in più il compito (ignoto ai vari membri) di
essere l'estrema difesa del territorio americano nel caso in cui i
cugini più grandi della “originale” Justice Leage impazzissero.
Insomma, roba che farebbe contento tanti ragazzini in cerca di trame
“oscure e cattive”.
Un tempo eri una persona meglio, Johns.
In realtà, già dalle premesse si nota
una certa banalità: per rimanere nel recentissimo, la nuova Secret
Avengers parte da complotti analoghi. Insomma, prendete un pizzico si
Secret Avengers, un po' di Suicide Squad, una dose di Thunderbolts
(quelli del periodo Dark Reign) e soprattutto tantissimo degli
Outsiders e avrete questa nuova JLA.
In questi tre numeri, inoltre, non c'è
nulla che spicca davvero: Johns si limita a svolgere il compitino,
con una scrittura non incisiva ma nemmeno deprecabile, seminando qui
e là semi che poi germoglieranno. Insomma, nulla più che i classici
numeri introduttivi di una serie: ma da Johns si aspetta sempre
qualcosa in più, che qui manca. Su Finch sarò brevissimo: non mi
piace come disegnatore, lo trovo inutilmente pesante. Su questa serie
guadagna leggermente in leggerezza ma si concede qualche sproporzione
di troppo, specie in alcune “inquadrature” più insolite. Colori
stranemente slavati finiscono per dare un quadro visivo appena
sufficiente. Appaiono ben più interessanti le mini-storie di
approfondimento alla fine degli albetti, ho detto tutto.
Meglio l'uovo oggi o la gallina domani?
È forse ancora presto insomma per
esprimere pareri definitivi sulla serie. C'è da dire che quello
visto in questi primi tre spillati non fa presagire nulla di davvero
imprescindibile o in grado di far emergere la serie tra le altre
regular DC. Da leggere solo per curiosità, completezza o se pensate
che il team in questione possa darvi un prosieguo di testata con più
picchi qualitativi. Ma per ora di botti non se ne vedono.

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