Tracklist
1. Hollow
2. Pretty Done
3. Stone
4. Voices
5. The Devil Put Dinosaurs Here
6. Lab Monkey
7. Low Ceiling
8. Breath On A Window
9. Scalpel
10. Phantom Limb
11. Hung On A Hook
12. Choke
DURATA: 62.59
Questa volta abbiamo dovuto aspettare
poco, tutto sommato, per avere un nuovo lavoro degli Alice in Chains.
The Devil Put Dinosaurs Here si inserisce subito nella scia del
lavoro precedente, quel Black Gives Way To Blue che ha segnato il
ritorno della band di Cantrell e soci. Facendo ascoltare belle cose,
per giunta.
Di “Hollow”, la traccia di
apertura, si sapeva già tutto da tempo: ritmiche rocciose dal sapore
doom, ritornello trascinante, atmosfera cupa e quel pizzico di
melodia catchy che non guasta. Dalle mie parti lo si definisce
“pezzone”.
Il resto dell'album è piuttosto
altalenante: non mancano buoni momenti come in “Stone” (altro
brano largamente anticipato), “Lab Monkey” e “Phantom Bomb”,
che come la opener alternano passaggi doom a parti molto immediate e
orecchiabili. “Lab Monkey” in particolare si lascia ricordare per
il suo ritornello, di quelli da cantare a squarciagola ai concerti, e
per diversi momenti dal sapore stoner particolarmente ispirati. Al
contempo, “Pretty Done”, la title track (anonima e con un finale
noiosissimo da invogliare a saltare la traccia) e soprattutto il trio
composto da “Low Ceiling”, “Breath On A Window” e “Scalpel”
sono ampiamente dimenticabili. Anzi, quasi irritanti in alcuni punti.
Ma il meglio gli Alice In Chains ce lo
riservano alla fine: Choke, ballata stupenda che più anni 90 non si
può. Non esagero se dico che è uno dei miei pezzi preferiti della
band: sì, dell'intero repertorio degli Alice In Chains, dischi
storici inclusi.
Insomma, questo The Devil Put
Dinosaurs Here è un buon album nel suo complesso. Nonostante abbia
diversi momenti di stanca, se non addirittura tracce dalla qualità
dubbia, ha alcuni brani davvero buoni che, nel complesso, rendono
l'ascolto dell'ultima creatura degli Alice In Chains consigliabile.
Sempre che si apprezzino le sonorità più doom e metallose che di
recente provengono a profusione dalla chitarra di Cantrell.
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