giovedì 13 giugno 2013

[Reviù] Alice in Chains - The Devil Put Dinosaurs Here (2013)



Tracklist
1. Hollow
2. Pretty Done
3. Stone
4. Voices
5. The Devil Put Dinosaurs Here
6. Lab Monkey
7. Low Ceiling
8. Breath On A Window
9. Scalpel
10. Phantom Limb
11. Hung On A Hook
12. Choke
DURATA: 62.59

Questa volta abbiamo dovuto aspettare poco, tutto sommato, per avere un nuovo lavoro degli Alice in Chains. The Devil Put Dinosaurs Here si inserisce subito nella scia del lavoro precedente, quel Black Gives Way To Blue che ha segnato il ritorno della band di Cantrell e soci. Facendo ascoltare belle cose, per giunta.


Di “Hollow”, la traccia di apertura, si sapeva già tutto da tempo: ritmiche rocciose dal sapore doom, ritornello trascinante, atmosfera cupa e quel pizzico di melodia catchy che non guasta. Dalle mie parti lo si definisce “pezzone”.
Il resto dell'album è piuttosto altalenante: non mancano buoni momenti come in “Stone” (altro brano largamente anticipato), “Lab Monkey” e “Phantom Bomb”, che come la opener alternano passaggi doom a parti molto immediate e orecchiabili. “Lab Monkey” in particolare si lascia ricordare per il suo ritornello, di quelli da cantare a squarciagola ai concerti, e per diversi momenti dal sapore stoner particolarmente ispirati. Al contempo, “Pretty Done”, la title track (anonima e con un finale noiosissimo da invogliare a saltare la traccia) e soprattutto il trio composto da “Low Ceiling”, “Breath On A Window” e “Scalpel” sono ampiamente dimenticabili. Anzi, quasi irritanti in alcuni punti.
Ma il meglio gli Alice In Chains ce lo riservano alla fine: Choke, ballata stupenda che più anni 90 non si può. Non esagero se dico che è uno dei miei pezzi preferiti della band: sì, dell'intero repertorio degli Alice In Chains, dischi storici inclusi.

Insomma, questo The Devil Put Dinosaurs Here è un buon album nel suo complesso. Nonostante abbia diversi momenti di stanca, se non addirittura tracce dalla qualità dubbia, ha alcuni brani davvero buoni che, nel complesso, rendono l'ascolto dell'ultima creatura degli Alice In Chains consigliabile. Sempre che si apprezzino le sonorità più doom e metallose che di recente provengono a profusione dalla chitarra di Cantrell.

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